11/08/11

Il Northern Soul



Signor Hulot ha scritto per il nostro blog un interessante articolo su un genere musicale che Simon Reynolds analizza con dovizia di particolari e aneddoti in Retromania: il Northern Soul.

Mentre nelle discoteche del sud dell'Inghilterra si ballava sui groove di Sly & The Family Stone e la musica nera dominante era piena di funk, nel piovoso nord i ragazzi e le ragazze della working class passavano i fine settimana a ballare sul quattro quarti del northern soul in locali come il Blackpool Mecca e il Wigan Casino. È una delle storie che Reynolds racconta in Retromania, ed è perfetta per comprendere il senso del libro. La storia del pop, del rock e della dance music è piena di piccole alterazioni temporali generate dalla riscoperta di forme e generi musicali del passato, che di volta in volta vengono presentati come più autentici della musica maggiormente in voga in un determinato periodo.
Il northern soul era una ripresa di suoni soul del passato – le centinaia di dischi pseudo Motown prodotti nel corso degli anni sessanta – considerati come l'autentica sorgente del soul e della musica da ballare. Il movimento era caratterizzato dalla ricerca frenetica di new old songs, nuove vecchie canzoni, gioielli dimenticati, come Out on the Floor di Dobie Gray, What di Judie Street o il rarissimo Do I Love You? di Frank Wilson, capaci di riportare in vita un determinato momento del passato musicale (una tendenza ereditata dai mods). I dj del Northern Soul spesso toglievano l'etichetta dalle loro "ultime" scoperte, per impedire che i dj rivali scoprissero di quale canzone di trattava, e quando il pezzo misterioso veniva scoperto, i nemici ne stampavano delle copie per invadere il mercato e deprezzare il valore di novità della canzone stessa (Retromania è anche una storia dell'economia e del mercato pop). Gli amanti del northern soul, con eleganza neo-mod, usavano abiti a tre bottoni e camicie Ben Sherman, giravano in scooter e inghiottivano tonnellate di pillole, oltre a celebrare un culto della blackness che, paradossalmente, era molto distante dalla cultura nera che nel periodo era prevalente in America nei primi anni settanta, piena di pantaloni a zampa, capigliature afro e coloratissimo soul psichedelico. Ecco qui uno degli aspetti della retromania: fare di qualcosa che è già fuori moda la cosa più cool del momento. Uno dei risultati più incredibili fu che musicisti sconosciuti che non erano riusciti a sfondare con i loro dischi venivano invitati a suonare in Inghilterra, a volte dopo che avevano già abbandonato qualsiasi velleità di tipo musicale, trovandosi davanti centinaia di giovani in adorazione. Un riscatto tardivo a opera di cultori di suoni retro e nostalgici di quello che oggi forse chiameremmo vintage.






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